Diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro

Storia

La nascita del Seminario, nella sua forma attuale, è legata al Concilio di Trento. Tale Concilio ebbe come scopo la riformulazione della dottrina cattolica a seguito della deriva protestante, e la conseguente indicazione di iniziative pastorali che fossero adatte a tradurre in stile di vita il corretto credere. Tra queste vi fu l’istituzione dei Seminari, obbligando ogni Vescovo a costituirne un opresso la propria chiesa cattedrale. Ad Arezzo tale direttiva viene promossa con la nomina del Vescovo Tommaso Salviati, che resterà sulla Cattedra di san Donato dal 1638 al 1671.

Fu in effetti designato ad Arezzo con il primario scopo di riuscire nella fondazione di un Seminario; nella bolla di nomina viene esortato a non porre indugio e risolvere qualsiasi difficoltà. Merita comunque spendere altre parole su questa importante figura della nostra storia ecclesiale. Il Vescovo Salviati, di nobile famiglia fiorentina, è figlio di Lorenzo e Laura de Medici. Viene educato da Tolomeo Nozzolini e si laurea in utroque iure a Pisa. Trasferito a Roma, si distinse agli occhi del cardinale Francesco Barberini, nipote di Papa Urbano VIII, che lo promosse a numerosi incarichi diplomatici i Francia e Spagna.

Resasi vacante la sede vescovile di Colle Vald’Elsa vi fu designato Vescovo nel 1634, ma appena quattro anni dopo morì il presule aretino Antonio Ricci e il granduca di Toscana segnalò al Papa Urbano VIII il Salviati, conoscendone le doti diplomatiche e giuridiche. In realtà il Salviati fu un grande vescovo per Arezzo: un uomo dotato di affabilità, pietà, umiltà, prudenza. Ebbe grande amore per i poveri. Distribuiva il grano in piazza Duomo e sosteneva nelle sua predicazione che le terra delle chiesa sono la mensa dei poveri. Morì il 15 ottobre 1671. Ad onorarlo tutto il popolo aretino accorse, soprattutto i poveri, al grido: è morto il nostro padre. Il Vescovo Salviati fonda il Seminario nel 1641.

Il suo predecessore, il Vescovo Usimbardi, aveva tentato di promuoverne la creazione, ma incontrò l’opposizione del clero, poiché la sede designata era quella della Fraternita dei Chierici, in piazza del Murello, e per questo motivo non vi riuscì. Il Vescovo Salviati si affrettò invece a trovare una prima sede per il nascente Seminario. La trovò presso palazzo Gamurrini, attualmente via Piaggia del Murello 5, di fronte alla chiesa intra moenia dei santi Lorentino e Pergentino. Per l’affitto del palazzo il Vescovo concordò con la proprietaria la somma di 25 scudi. Così nel 1641 Arezzo vedeva la nascita del Seminario.

Leggiamo in un documento che gli otto fanciulli, vestiti con abiti violacei come quelli degli altri collegi, dopo la benedizione del Vescovo, si partirono dal Vescovado verso la nuova sede passando per la via breve e li rimasero sotto laguida di un Rettore, di un Maestro, di un vice prefetto e di un prefetto. Il primo Rettore fu Tiburio Biagini di Monte san Savino. Questi i primi seminaristi: Giovanni Michelini di Arezzo, Stefano Lapi di Arezzo, Matteo Battelli di Lucignano, Giuseppe Fontani di Anghiari, Giulio Cesari Agnelli  di Castiglioni, Cristoforo Bartoli di Foiano della Chiana, Domenico Baccheschi di Cesa, Giovanni Pasquini di Laterina. Nel 1642 i seminaristi erano già arrivati a sedici.

Nel 1643 il Vescovo Salviati decide di acquistare il palazzo Concini (ora palazzo Barbolani) perfarci la sede del Seminario, con la somma di mille scudi. Il trasferimento nella attuale sede di piazza Murello si avrà nel 1745 con il Vescovo Filippo Incontri. Questo palazzo, antichissimo, era una dipendenza dell’Abbazia di Capolona e da secoli sede della Fraternitas clericorum. Questa antica istituzione aveva il compito di assistenza al clero, specialmente quello anziano, abbandonato e povero. Era ricchissima e annoverava illustri personaggi (Spinello Aretino, membro della Fraternita, è forse sepolto qui) e aveva numerosi beni e proprietà.

Negli anni si formano nel Seminario di Arezzo buoni letterati: Monsignor Enrico Salvadori, Luigi Goracci, Giuseppe Borghi tra i preti. Tra laici merita citare Antonio Guadagnoli, poeta, Lorenzo Pignotti, Giuseppe Rigutini e Giuseppe Chiarini. Dal 1773 al 1779 il Vescovo Niccolò Marcacci fa una grande operazione: trasferisce la sede della Accademia Ecclesiastica che fino ad ora era all’anfiteatro romano (presso la chiesa di san Bernardo) aggiungendola all’edificio quattrocentesco del Seminario.

Per realizzare il grandioso ampliamento del Seminario il Vescovo dovette abbattere l’antica chiesa di san Marco del Murello, il giardino pensile e parte del cortile. Per la costruzione invece utilizzò la gran massa di materiale ricavata dalla distruzione dell’anfiteatro romano, che all’epoca appariva tutto competo: oggi lo chiameremmo un talebano! In questa nuova costruzione vi trasferisce l’Accademia Ecclesiastica, che aveva il compito della rieducazione e aggiornamento del clero.

Dell’antica chiesa di san Marco ci sono rimasti tre reperti: la lapide del Vescovo Tarlati, l’Annunciazione di Andrea di Nerio (maestro di Spinello – ora presso il Museo Diocesano) e la lunetta con il Battesimo di Cristo, che ora si trova nella cappella maggiore del Seminario. Tra le opere culturali da accreditare al Seminario fu quella della ristampa delle opere del grandestorico Muratori (tutt’ora conservate nell’archivio e consultabili). Editore fu il Seminario, il tipografo fu Bellotti Michele, che veniva da una antica famiglia di tipografi e purtroppo dimenticato.

Nel 1906 il Vescovo Giovanni Volpi ordina la costruzione della biblioteca (oggi è la biblioteca storica) raccogliendo libri del Palazzo Vescovile, dell’archivio della Fraternita e di quello dell’Accademia. La nuova biblioteca trovò posto nella cappella del palazzo del Murello. Il Vescovo Volpi fa costruire anche la nuova Cappella per il Seminario, in stile neogotico. Il falso storico è stato successivamente adeguato alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II compromettendone l’armoniosità iniziale. Sia la biblioteca che la nuova Cappella sono opera dell’architetto Pilade Ghiandai.

In tempi contemporanei il Seminario di Arezzo raggiungeva il massimo della capienza: duecento alunni. Ai primi del ‘900 le guide ufficiali scrivevano: nec plures recipi possunt! Accanto al Seminario il Vescovo Agostino Albergotti fondò un Seminario parallelo chiamato Collegio Pìano in onore al Papa Pio VII, ospitandolo negli appartamenti superiori del palazzo vescovile. Scopo di questo secondo Seminario era di raccogliere i seminaristi più poveri della Diocesi, chiedendogli solo la metà della normale retta e con il compito di assistere continuamente le funzioni liturgiche nella Cappella della Madonna del Conforto da poco eretta.

Nel 1934 il Vescovo Emmanuele Mignone trasferisce il Collegio Pìano acquistando a spese proprie degli appartamenti in vicolo del Chiavello (attuale via del Saracino), attiguo al Seminario. Successivamente diventerà scuola media e convitto Giulio Salvadori. Il Vescovo Giovanni Telesforo Cioli contribuisce con alcuni lavori di ristrutturazione e resta nel cuore di tanti preti poiché fece installare nel Seminario il primo impianto di riscaldamento.Nel 1982 il Vescovo Giovanni D’Ascenzi chiude il Seminario e trasferisce i seminaristi prima a Siena e poi a Firenze, per favorire necessari lavori di miglioramento dei locali e delle camere, e rendere il Seminario più funzionale e dignitoso. Riaprirà nel 1996.

Attualmente il Seminario Vescovile di Arezzo ospita al piano terra, nella parte dell’anticaaccademia ecclesiastica l’Archivo Capitolare e quello della Curia. Inoltre è sede dell’Istituto Superiore di Scienze religiose “Beato Gregorio X”.

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FONTI:
Don Natale Luciano Gabrielli, responsabile della Biblioteca storica del Seminario.
Archivio del Seminario Vescovile di Arezzo.
Biblioteca Storica del Seminario Vescovile di Arezzo.
Angelo Tafi: Arezzo guida storica artistica. Arezzo 1978
Claudio Luigi Cicchetti: Tommaso Salviati. Vescovo di Arezzo. Sua vita.
Tesi di Laurea: Seminari Ecclesiastici Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Tesi di Laurea p.m.U. Pasqui
U. Viviani. Guida illustrata. Arezzo e dintorni. Arezzo 1925.

La biblioteca antica

Nel 1906 il Vescovo Giovanni Volpi ordina la costruzione della biblioteca (oggi biblioteca storica) raccogliendo testi del Palazzo Vescovile, dal fornitissimo archivio della Fraternita e di quello altrettanto fornito dell’Accademia Ecclesiastica, che il vescovo Marcacci aveva trasferito presso il Seminario. Nella ricca biblioteca vi sono conservati più di 15000 volumi. Spiccano tra di essi manoscritti medievali, 17 incunaboli, più di 700 cinquecentine, senza contare le edizioni a stampa successive. Negli anni si è ampliata con i fondi provenienti da lasciti di sacerdoti. Attiguo alla biblioteca vi è l’archivio storico. Vi sono raccontati minuziosamente vicende di cose e persone del Seminario, dalla sua fondazione (1641) ai giorni nostri. La nuova biblioteca trovò posto nella antica chiesa di san Marco del Murello.

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Fraternita dei Chierici

Nasce con sicurezza prima dell’anno mille e inizialmente risiedeva presso porta san Biagio. Papa Alessandro VI concesse l’uso dell’antichissima chiesa di san Marco a Murello, quando fu chiusa detta porta, nel 1497, e il sodalizio si trasferì in città, presso il palazzo dell’abate Dati, commendatario di Capolona.

Per rendersi conto della Fraternita possiamo leggere gli atti della Visita Apostolica del 1583: laFraternita è retta da 11 sacerdoti: 2 canonici del Duomo, 2 canonici della Pieve, 7 del clero cittadino. Sono eletti ogni 7 anni. Ha molti beni, ben amministrati. Il personale è composto da: un camarlingo, due provveditori, un ospitaliere, un servo, due cappellani: uno per la Chiesa di san Marco del Murello e l’altro per l’ospedale dell’Oriente. Stipendia un medico fisico e un medico chirurgo (cerusico). Nell’ospedale sono accolti sacerdoti poveri, ammalati, pellegrini, anchefrati. Il vitto e l’alloggio sono forniti per tre giorni. In casi speciali anche di più. Mentre i vecchi e ammalati sono assistiti senza limiti di tempo. Fa celebrare l’offizio funebre dopo la morte di un chierico e quattro offizi all’anno per tutti iconfratelli defunti. I preti poveri e ammalati che non vogliono lasciare la propria casa sono fatti visitare da medicie sono forniti di medicinali. In caso di morte di preti soli si provvede a vestirli e a seppellirli. Si forniscono inoltre libri e vesti. È stipendiato un canonico teologo con incarico di spiegare la Bibbia in Cattedrale e sono celebratetre feste solenni all’anno: Assunzione, natività della Madonna e san Marco.

Della Fraternita conserviamo tutt’ora un fornitissimo archivio con pergamene e altri documenti antica: alcuni protocolli dal 1260 al 1360. Aveva una biblioteca molto fornita, grazie ai lasciti del cardinal Franceschini. La potenza economica e l’incidenza sociale della Fraternita, che comunque svolse per secoli una preziosa opera di assistenza nella città di Arezzo, cominciò ad interessare il Granduca che, animato da zelo di riforme (alla maniera di Gheddafi) mette in moto lo strumento delle soppressioni. È comunque vero che tale strumento ha origini nella stessa Chiesa: quando sopprime la Compagnia di Gesù crea un precedente!

Il Granduca di Toscana è certamente potente ma in un paese cristiano è ancora difficile fare laguerra alla potente classe del clero. E quindi cerca di allearsi con esso. Nella storia ufficiale si legge “commutato solo” cioè una permuta: il Vescovo Incontri consegna alla Fraternita il palazzo Concini-Barbolani (dove era il Seminario) in cambio di quello, molto più bello e grande, del Murello. Il tutto, nell’intento di dare una nuova e grande sede al SeminarioVescovile, fu in vista della soppressione della Fraternita. Il Seminario, invece, nella sede nel palazzo del Murello, si trovò uno dei più antichi archivi esistenti, che attualmente è confluito nell’archivio del Capitolo Cattedrale. La Cappella del palazzo era probabilmente tutta affrescata da Spinello Aretino.

Inizia così una prima serie di lavori colossali per trasformare il palazzo per le esigenze del Seminario. Di originale resta ormai solo il cortile cinquecentesco. Con questo accordo la città di Arezzo conquista una nuova e grandiosa sede per il Seminario ma perde l’istituzione della Fraternita, che sarà una grave perdita per la stessa città.

Curiosità: il Conciliabolo dei Fuoriusciti

C’è da dire che nella antica Cappella della Fraternita fu ospitato il Conciliabolo dei Fuoriusciti, a cui partecipò Dante Alighieri, appena esiliato da Firenze. Il sommo poeta tentava già di organizzarsi con un manipolo di uomini per ritornare in Firenze ma il tentativo evidentemente non riuscì. Etichettò allora i suoi compagni di sventura come: Aretini botoli ringhiosi, e anche compagnia malvagia e scempia (Paradiso, XVII). Da dire comunque che il Botoli ringhiosi fu utilizzato da Dante per canzonare l’antico stemma del Comune di Arezzo, che raffigura un cagnolino che tiene a bada un cinghiale: saepe a cane non magno tenetur aper.

di Don Natale Luciano Gabrielli